A un mese quasi spaccato dal mio primo e ultimo post, e a tanto così da dichiarare fallito l'annuale esperimento del blog dall'angolo di mondo in cui mi trovo, rimetto le dita sulla tastiera (in realtà non le ho mai staccate, passo 10 ore al giorno seduta e sto diventando cubica) e forse è il caso di iniziare con un'introduzione, un'introduzione al caos.
Questo blog deve il suo nome ad una giornata. Avete presente quell'episodio in cui Winnie the Pooh e Piglet (o forse era l'asino) girano in tondo per ore, senza avere idea di dove stiano andando?
(Qui un episodio della versione russa di Winnie the Pooh, perla scoperta grazie al mio coinquilino. Non è l'episodio in cui i due si perdono, ma è troppo bello per non condividerlo).
Bene, a fine ottobre ho avuto visite, e una visita era quello di cui avevo bisogno per ottenere una macchina (grazie alla diffusa equazione equazione uomo -> patente, in questo caso smentita) e, finalmentre, perdermi(ci) per le campagne di Laktaši.
Dopo una sosta all'ufficio turistico, dove la direttrice ci mostra una mappa del paese (se vi fosse sfuggito dallo scorso post, delle dimensioni di Broccostella) e ci chiede : "Dove siamo?", partiamo alla volta di Slatina, un villaggio a un 12 km da Laktaši, alla ricerca di una "pietra miracolosa" di cui abbiamo letto su una guida (probabilmente scritta dalla stessa signora sperduta).
Che cosa vuol dire ćevapi? un ćevap (abbreviazione di ćevapčići) è una salsiccia (qui la storia della risposta dei sarajevesi all'apertura del primo McDonalds della Bosnia, con un'interessante e raccapricciante accenno a Milton Friedman), fatta di non voglio sapere cosa, che a differenza di qualsiasi cosa non sia carne si può mangiare praticamente ovunque in Bosnia. In genere, si tratta di un piatto con un panino piatto e unto, caldo e appena uscito dalla piastra, con dentro ćevapčići appunto, cipolla cruda a pezzi o a fette, a volte pomodori, a volte kajmak, una specie di formaggio cremoso.
Durante le operazioni di ricerca della pietra miracolosa, i nostri eroi (180% vegetariani in due) si fermano a mangiare nell'unico posto aperto del villaggio, una rosticceria (Rostiljnica).
Alla domanda "Cosa avete di vegetariano?" la ragazza dietro il bancone si perde quasi tanto quanto la signora della mappa, poi ci pensa un pò, e mi propone un pomodoro al posto di dove in genere ci andrebbe la carne. Morta di fame, accetto meditando sulla schifezza a cui ho appena detto di si, accettando il compromesso: il pane è cotto sulla stessa griglia del resto. Il piatto improvvisato si rivela una delle cose più buone che abbia mai mangiato, e mi rimette in forze per continuare la ricerca.Considerato che questo é quello che succede ogni volta che provo a mangaire fuori casa,
questo pranzo resterà scritto nella storia.
Nessuno nel paese ha mai sentito parlare di pietre miracolose, e tutti
ci rispondono: "Non sono di qui", il che ci turba non poco, finchè non
scopriamo che il villaggio ospita una residenza geriatrica, i cui ospiti
non sembrano mai essersi avventurati oltre il marciapiede di fronte,
dove imperterriti ma sollevati continuiamo a domandare. Dopo aver quasi sfasciato la
macchina prestata all'uomo senza patente, finiamo in una strada sperduta
dove finalmente una signora ci spiega che per arrivare alla "pietra
miracolosa" dobbiamo "forse" passare per il cimitero. Dopo una breve
ricognizione (inutile) all'interno del cimitero, vediamo da lontano un
mini cartello: "pietra rotonda 400 mt". Del "miracolosa" nessuna
traccia, ma lo seguiamo lo stesso. Dopo 400 mt ci imbattiamo in un
secondo mini-cartello: "pietra rotonda 400 mt", alchè ci sentiamo nuovamente presi
per il culo. Ma continuiamo, la foresta in cui si trova la pietra
all'improvviso non più miracolosa è veramente bella, foglie gialle e
marroni per terra e alberi fittissimi, un ruscello che scende nel
mezzo...e, questa volta dopo 400 mt, una pietra rotonda. Con l' uomo
senza patente, concordiamo che più che una pietra miracolosa, ci sembra
di più un uovo di drago, e meditiamo sul segnalare alla signora sperduta
il doppio cartello, nel frattempo precipitato da un albero e anche lui
sperduto). Comunque, pietra miracolosa, uovo, una bellezza nascosta in
un posto che non potrebbe essere più random.
Da qui il nome di questo
blog.
vegetarian cevapi, dragon eggs and other randomness
my EVS in Laktasi, Bosnia and Herzegovina il mio SVE a Laktasi, Bosnia e Erzegovina
domenica 30 novembre 2014
lunedì 3 novembre 2014
1, ovvero come tutto ebbe inizio
Dopo due mesi esatti dal mio atterraggio in terre bosniache (che poi non sono proprio bosniache ma..questo lo lascio per un'altra volta) e' giunta l'ora di aprire il famoso blog che tutti gli SVE che si rispettino scrivono per ricordare ad amici e parenti di essere vivi,lontani ma vivi (dopo due, sottolineo due mesi, ricevo ieri la prima telefonata da casa:Pronto! Zio!! Che fine hai fatto? Sei viva! Provo a chiamarti da due mesi.. Zio..e in questi due mesi hai mai fatto il prefisso? Ehm..no.Oggi e' la prima volta che provo. Amen.), raccontare qualcosa sulla vita nel Paese ospitante, parlare dello SVE(questo grande sconosciuto), insomma descrivere il bello e il brutto (ma il bello e'molto piu' del brutto) di quest' esperienza che e' un viaggio innanzitutto alla scoperta di se stessx.
Chiarimento necessario prima di iniziare, o tutto il resto rischia di non avere senso. che cosa significa S.v.e.?
S. sta per Servizio, V per volontario e E per europeo. Vi immagino fare facce strane. State per caso fissando lo schermo chiedendovi perchè l'idiota ha deciso di andare da una Broccostella all'altra a fare finta di lavorare, e per giunta gratis?
Si tratta di una cosa piuttosto grande, milioni di persone che hanno participato dall'inizio del programma ad oggi, ma in Italia si conosce ancora poco.
Il mio lavoro è in un centro municipale per infanzia, giovani e famiglie. tralasciamo su quello che pensavo di venire a fare e quello che sto facendo in realtà, perchè non voglio parlarne superficialmente stasera e preferisco addentrarmi nella selva più avanti, quando avrò preso dimestichezza col blog.
Non ricevo uno stipendio ma tutte le spese sono coperte (affitto e bollette) e ogni mese ho diritto a una somma per comprare da mangiare e un'altra per il resto delle spese. non sto qui a dire quanto ma sono soldi più che decenti, considerato che la mia vita è più che low cost e che qui le cose costano la metà che nella Broccostella originale.
Chi paga per tutto ciò? Fondi europei. E adesso maltrattatemi pure, la finta anti-sistema. Me lo merito, nonostante continuo a pensare che sia più che legittimo se non doveroso utilizzare quel poco di spazi decenti che ci lasciano, a noi giovani a cui continuano a togliere tutto il resto.
Il primo mese (stupori e tremori)
Il primo mese e' una dura prova,sopratutto se arrivi a destinazione nel bel mezzo di una pioggia eterna, ti promettono un wifi che non arriva mai e non parli mezza parola della lingua.
la mia prima impressione di Laktasi, dove si svolge il mio SVE e dove ho abitato fino alla scorsa settimana, e' stata di essermi spostata non di kilometri e kilometri ma di 500 metri, oltrepassando il confine tra Sora e Broccostella, che ironia del destino sembra essere stata progettata dallo stesso architetto cieco.
Laktasi, come Broccostella, e' una strada principale, dove (altra somiglianza con la patria) abbondano due attivita':i bar e i parrucchieri,il che da' un'idea, seppure approssimativa, delle priorita' dei locali.
Insomma, se non fosse per tutto il resto, come a casa.
Chiarimento necessario prima di iniziare, o tutto il resto rischia di non avere senso. che cosa significa S.v.e.?
S. sta per Servizio, V per volontario e E per europeo. Vi immagino fare facce strane. State per caso fissando lo schermo chiedendovi perchè l'idiota ha deciso di andare da una Broccostella all'altra a fare finta di lavorare, e per giunta gratis?
Si tratta di una cosa piuttosto grande, milioni di persone che hanno participato dall'inizio del programma ad oggi, ma in Italia si conosce ancora poco.
Il mio lavoro è in un centro municipale per infanzia, giovani e famiglie. tralasciamo su quello che pensavo di venire a fare e quello che sto facendo in realtà, perchè non voglio parlarne superficialmente stasera e preferisco addentrarmi nella selva più avanti, quando avrò preso dimestichezza col blog.
Non ricevo uno stipendio ma tutte le spese sono coperte (affitto e bollette) e ogni mese ho diritto a una somma per comprare da mangiare e un'altra per il resto delle spese. non sto qui a dire quanto ma sono soldi più che decenti, considerato che la mia vita è più che low cost e che qui le cose costano la metà che nella Broccostella originale.
Chi paga per tutto ciò? Fondi europei. E adesso maltrattatemi pure, la finta anti-sistema. Me lo merito, nonostante continuo a pensare che sia più che legittimo se non doveroso utilizzare quel poco di spazi decenti che ci lasciano, a noi giovani a cui continuano a togliere tutto il resto.
Il primo mese (stupori e tremori)
Il primo mese e' una dura prova,sopratutto se arrivi a destinazione nel bel mezzo di una pioggia eterna, ti promettono un wifi che non arriva mai e non parli mezza parola della lingua.
la mia prima impressione di Laktasi, dove si svolge il mio SVE e dove ho abitato fino alla scorsa settimana, e' stata di essermi spostata non di kilometri e kilometri ma di 500 metri, oltrepassando il confine tra Sora e Broccostella, che ironia del destino sembra essere stata progettata dallo stesso architetto cieco.
Laktasi, come Broccostella, e' una strada principale, dove (altra somiglianza con la patria) abbondano due attivita':i bar e i parrucchieri,il che da' un'idea, seppure approssimativa, delle priorita' dei locali.
Insomma, se non fosse per tutto il resto, come a casa.
"Molte volte, perdersi e' il modo migliore per trovare noi stessi"
"Sometimes, getting lost is the best way to find oneself".
Dicevo, il primo mese e' stato una bella mazzata, causa discrepanze tra aspettative e realtà, problemi tecnici, comunicativi, in una parola esistenziali.
Sono intervenuti, non necessariamente nell'ordine, amici vicini e lontani, la mia più che mitica madre, un paio di personaggi locali geniali tra cui la mia mentor (mentor? che? alla prossima puntata signorx!).
Con il migliorare del tempo (dopo dieci giorni ha smesso di piovere, Noé e gli animali sono scesi dall'arca e ho iniziato a vedere qualcosa al di là del mio naso) è migliorato anche il resto, e diciamo che l'incazzatura ha lasciato spazio alla voglia di cambiare tutto quanto non mi stava bene..e piano, piano lo sto facendo.
C'è ancora terreno su cui lavorare, ma mi piace pensare allo S.v.e. come un percorso che poi simboleggia un pò quello che ognuno vuole vederci, nel mio caso una scuola di problem solving, capacità di adattamento, resilienza, creatività, iniziativa..e se non avessi scogli contro cui sbattere, non avrei nulla da cui imparare, e probabilmente sarei davvero in qualche bar di Broccostella.
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Sfida: distingui Laktasi da Broccostella | Challenge: distinguish Laktasi from Broccostella |
La somiglianza trai piani regolatori dei due ridenti (e rettilinei) paesi fa pensare ad una cospirazione tra Tito e Andreotti. Ma magari è andata anche peggio.
Riprendo. Dopo la pioggia (e dopo 10 giorni in esilio volontario a Sremski Karlovci prima e in Romania dopo) sono arrivate le prime lezioni di bosniaco, le prime uscite da Laktasi a Banja Luka, i primi giri per la Bosnia (Visoko e Tesanj), insomma per farla breve una serie di (s)fortunati eventi mi ha portata a trovare una stanza a Banja Luka in casa di un allegro quarantenne macedone, insomma il coinquilino che rassicurerebbe mio padre.
Questo è quanto per oggi! Dopo due mesi senza scrivere una parola direi che per oggi ho dato!
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